Lea Pericoli

Lea Pericoli, tennis, coraggio e stile

 

 

 

Pochi giorni fa, esattamente il 22 marzo, la maggior parte delle testate giornalistiche ha voluto celebrare con foto e articoli l’ottantaseiesimo compleanno della più grande tennista italiana: Lea Pericoli.

Ma se pensate che l’abbiano fatto per puro spirito sportivo, siete fuori strada.

Certo, non c’è dubbio che i risultati da lei raggiunti siano stati strabilianti e difficilmente eguagliabili: cinque volte finalista nel doppio agli Internazionali d’Italia, quattro volte negli ottavi di finale al Roland Garros, tre volte negli ottavi di finale a Wimbledon e ventisette titoli vinti ai Campionati Italiani Assoluti di Tennis.

Il numero più alto mai raggiunto.

Ma di atleti straordinari è piena la storia dello sport.

Quindi, cosa ha suscitato tutto questo ammirato clamore?

A ben vedere si potrebbe riassumere così: lo stile e il coraggio.

Definita “la Divina“ dal giornalista sportivo Gianni Clerici, Lea Pericoli ha saputo dimostrare, in un mondo affollato di uomini, che si può giocare del tennis di altissimo livello anche senza perdere un grammo della propria innata eleganza.

E di eleganza, la Pericoli ne aveva da vendere.

Nata e cresciuta in una famiglia di imprenditori dalle fortune altalenanti, la piccola Lea cresce un po’ in Etiopia, un po’ in Kenya, dove, come tutte le figlie dell’alta borghesia, comincia a frequentare i campi da tennis, in cui oltre allo sport si respirava il bel mondo e si facevano conoscenze altolocate.

Ma attenzione, non si sta insinuando che sia diventata famosa grazie a consoli e capi d’industria, anzi.

Piano piano e quasi senza accorgersene, Lea comincia a vincere tutto, piccoli e grandi tornei internazionali.

Evidentemente gli allenamenti in Kenya a quota 2500 m di altezza devono essere serviti, perché la giovane tennista sfodera un talento e una resistenza senza pari.

Vittoria dopo vittoria, nel 1955 Lea Pericoli approda a Wimbledon, dove l’incontro con lo stilista Ted Tinling le permetterà di spopolare non più solo sui giornali sportivi, ma anche su quelli di moda e costume.

Lea Pericoli aveva un’eleganza e uno stile innati.

In più era anche decisamente bella, quindi quando Tinling le propone di rivoluzionare il suo look tennistico, non deve esserselo fatto ripetere due volte.

 

“La sciatteria non ha mai fatto parte del mio modo di presentarmi al mondo”

 

Così, in un’epoca in cui le tenniste si presentavano in campo con austere gonne bianche sotto il ginocchio, lei affrontava l’avversaria in culotte e sottoveste rosa, destando grande clamore dentro e fuori i campi da tennis.

I tempi erano quelli che erano e il tennis, come la società, era un ambiente fortemente maschilista, moralista e austero: lo scandalo fu tale, che il padre le proibì di tornare a giocare.

Lo stop durò poco e Lea tornò a giocare più forte di prima e il coraggio con cui sfidò convenzioni e morale, le sarebbe servito per affrontare una prova ben più dura e impegnativa.

Nel 1972 scopre di avere un tumore, ma invece di tenere tutto nascosto come si usava fare all’epoca, lei si offre di diventare testimonial della campagna per la ricerca contro il cancro.

Inutile dire che pochi mesi dopo era di nuovo in campo, dove è rimasta fino al suo ritiro, all’età di 40 anni, da campionessa in carica imbattuta!

Ma l’amore per il tennis è sempre stato fortissimo e Lea Pericoli abbandona il campo, ma non lo sport.

Con coraggio e perseveranza approda nel mondo del giornalismo sportivo, dove scrive per testate anche molto importanti, come il Giornale di Montanelli e si fa apprezzare per la competenza e il suo rinomato senso dell’umorismo.

Ironica e brillante, facendo un bilancio della sua vita, disse:

 

“Potrei essere una donna infelice, ho avuto tante storie e ora vivo sola. Però ho tanti amici e la mia esistenza è stata ricca perché ne ho apprezzato ogni minuto. E poi gioco a golf. Rincorro sempre una pallina. Nell’altra vita dovevo essere un cane».

 

Meravigliosa, una riflessione in pieno stile Boule de Sac!

I complete me, personalizzazione.

 

La Divina, a cui la Superga ha dedicato un elegantissimo modello di sneaker, con frange e firma della tennista che ebbe un grande successo negli anni 80, ha vissuto una vita decisamente fuori dalle righe.

Ha sfidato genitori e convenzioni, non si è mai sposata, ha spadroneggiato in un mondo governato dagli uomini, ha lottato e vinto contro un tumore.

Con garbo ed eleganza, con stile e coraggio.

Un simbolo di modernità che ha saputo tenere testa agli ostacoli e all’ipocrisia, diventando icona e ispirazione per un’intera generazione di donne, che si affacciava in quei tempi alla contemporaneità degli anni 60.

E quindi, buon compleanno, cara Lea!

E grazie!