L'anno sovranista e Boule de Sac

L’anno sovranista e Boule de Sac

L’anno sovranista dell’Italia si avvia al termine.

I giorni delle luminarie, dei buoni sentimenti e dei parenti serpenti, si sa, sono anche quelli dei bilanci, del fissare i momenti salienti dell’anno che sta per finire, di conteggiare quello che si è fatto e quello che è rimasto incompiuto.

Ebbene, noi crediamo che se operi nel mondo della moda, o anche solo aspiri a farlo e come nel nostro caso si prova a fare impresa, non si può non fare i conti con il contesto in cui si opera, non ci si può isolare dal clima politico e dall’umore di un popolo.
Non siamo avulsi dalla realtà, non viviamo in un mondo finto o glamour o incantato, solo perché l’ispirazione è il nostro faro e facciamo borse e accessori.

Cercare di capire e interpretare il contemporaneo, prendere posizione, se occorre, sono valori che ci appartengono e che erano incarnati in maniera originale a appassionata da Carla Sozzani, la direttrice di Vogue Italia scomparsa due anni fa. Uno spirito guida, una donna e una grande professionista ad alto tasso di ispirazione che abbiamo cercato di raccontare recentemente in questo post.

Ma torniamo a questo 2018 agli sgoccioli.

Il Censis ha da poco pubblicato il Rapporto sulla situazione sociale del paese nel quale si dice che il paese si è incattivito e impaurito, un trend, questo, che ormai ci caratterizza da diversi anni.
E l’Italia, secondo le parole dell’istituto di ricerca, si scopre psichicamente sovranista, razzista e pure un po’ fascista, diciamo noi (e non siamo i soli).

Essere di un altro paese, con un colore della pelle diverso, avere opinioni diverse dal mainstream sta diventando pericoloso, baste vedere cosa succede negli sversatoi social dove se le danno di santa ragione per i più futili motivi.

Cosa c’entra tutto questo con Boule de Sac?

Il confezionamento dei prodotti Boule de Sac avviene in una realtà sociale alla periferia di Roma, si tratta del laboratorio di pelletteria della Casa Famiglia del Capitano Ultimo al Prenestino.
Sì, il Capitano Ultimo è proprio lui, l’uomo che insieme alla sua squadra catturò quella belva di Totò Riina.

Le mani che danno vita agli articoli Boule de Sac sono quelle di uomini nati in paesi meno fortunati del nostro, che con la forza della disperazione e attraversando mari a volte burrascosi, a bordo di carrette a rischio affondamento, sono arrivati qui alla ricerca di un futuro migliore, scappando da guerre e miseria.

Avremmo potuto produrre i nostri articoli in Cina, a un costo più basso, magari frutto di sfruttamento e riduzione di esseri umani in schiavitù, con scarsa certezza e sicurezza del materiale usato. Ovviamente non vogliamo generalizzare, ma che il problema sussista e che sia un modus operandi, ce lo dice la cronaca: quante volte, anche senza andare in Cina, sono stati scoperti capannoni a Prato, e non solo, con gli schiavi dentro?

Sconvolgente poi il servizio realizzato da Report poco tempo fa sul rapporto tra i grandi nomi della moda, le produzione di tessuti cinesi e il confezionamento dei capi, sempre in Cina o in altri paesi del Nordafrica.

Abbiamo fatto un’altra scelta: volevamo un prodotto realmente Made in Italy e il nostro è un Made in Italy molto contemporaneo, di cui andiamo fieri.

Quindi, a scanso di equivoci, Boule de Sac non condivide la svolta sovranista, conservatrice e razzista che sta prendendo il nostro bel paese.

Soffiare sulle paure della gente, non ha mai portato bene, nè fortuna a chi lo ha fatto.
Noi crediamo che dall’apertura e dal confronto con l’altro, possa venire una grande occasione di crescita e progresso.
Certo, non è un percorso privo di insidie e difficoltà, ma sicuramente è una sfida stimolante a rendere questo mondo migliore.

Dunque quando compri, indossi, usi una borsa, una pochette o un marsupio Boule de Sac stai facendo anche del bene; in più, noi, diamo in beneficenza degli articoli il cui incasso va ad aiutare il sostentamento della Casa Famiglia.

Crediamo nella grandezza dell’Italia, amatissima all’estero, capace di cose che tutto il mondo ci invidia, un paese con una forte tradizione di artisti, viaggiatori, scopritori e migranti.

Rileggere la nostra storia attraverso la vita dei personaggi più illustri può aiutarci a ricordare chi siamo, da dove veniamo.

Ricordiamo e lasciamoci ispirare, lasciamo da parte, come si fa con un brutto sogno, questi anni bui di crisi economica e di buio della mente.

L’esortazione che ci sentiamo di fare a tutti noi prende lo spunto da uno dei nostri slogan ispirazionali: Don’t stop dreaming just because you had a nightmare.