Il denaro, un’arma contro la violenza sulle donne

Donne e denaro, una relazione corrisposta

 

Qual era il consiglio che le mamme degli anni 70 dispensavano alle proprie figlie?

“Mi raccomando, trovati un lavoro, guadagna e non dipendere mai da nessuno”.

Oggi questa affermazione può fare un po’ sorridere, ma quelle mamme avevano ragione da vendere e la questione denaro, quindi indipendenza economica, nella vita delle donne è troppo spesso sottovalutata.

Perché se è vero che tantissime donne ormai hanno uno stipendio, è altrettanto vero che molte di loro non lavorano perchè il lavoro lo hanno perso, vedi le statistiche della pandemia a riguardo, o hanno fatto dei  figli e sono state penalizzate e indotte a licenziarsi o a essere licenziate per questo motivo.

Oppure ci sono donne che hanno preferito dedicarsi completamente alla crescita dei loro figli per svariate ragioni, magari in accordo con mariti o compagni, il che ha spostato il potere contrattuale all’interno della coppia con tutte le criticità del caso.

Un divario sostanziale con gli uomini, che in un modo o nell’altro detengono il potere economico fuori e dentro la famiglia, qui qualche dato sulla recente condizione femminile in Italia.

Inoltre, come ci riferiscono le ricerche compiute negli ultimi anni, nel 43% dei casi l’uomo è ancora il più ricco dei due e 7 volte su 10 è lui che prende tutte le decisioni finanziarie della famiglia, dal mutuo, all’acquisto della macchina.

E questo succede anche se la donna lavora e contribuisce con il suo reddito al mantenimento della famiglia.

Ora, al di là dell’aspetto sociale e sociologico e delle conseguenze emotive sull’autostima femminile, questo è un dato allarmante e tanto, se si considera che in una relazione sentimentale, vuoi o non vuoi, avere un potere economico significa avere in mano le redini della propria libertà.

Inutile stare a parlare di femminismo, di parità di diritti, di violenza domestica, di diritti e doveri, se le donne non si mettono in testa che il conto in banca è il vero passepartout per la loro indipendenza.

E non solo economica.

Non si tratta, infatti, solo di poter scegliere se e quando acquistare beni per se stesse o per i figli, cosa che di per sé è comunque fondamentale per mantenere la propria libertà di scelta e azione: avere il potere economico è il modo migliore per disinnescare qualsiasi altro tipo di violenza domestica.

Insomma, un’arma di prevenzione a tutti gli effetti e di questo si parla pochissimo nella narrazione degli abusi e delle violenze sulle donne.

Oltre a configurarsi come una forma di controllo inaccettabile, infatti, la donna senza denaro è nell’impossibilità di scegliere consapevolmente di rimanere nella relazione.

Quante situazioni ci sono in cui la donna vorrebbe divorziare, magari proprio per fuggire a un clima di violenza fisica, ma rinuncia a farlo perché non dispone dei mezzi necessari ad affrontare una vita indipendente da quella del marito?

Ecco perché escludere la propria compagna dalla gestione delle finanze famigliari o impedirle di avere un reddito è oggi considerato come una delle tipologie di violenza domestica.

Sì, la violenza domestica ha molti aspetti e sfumature.

La Convenzione di Istanbul del 2011, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e mirata alla prevenzione a alla lotta della violenza contro le donne, all’art. 3 chiarisce infatti che per violenza domestica vanno considerati anche tutti quei comportamenti che limitano l’accesso al denaro ed estromettono la donna dalla conoscenza e dalla gestione delle finanze famigliari.

Non si tratta di una questione di poco conto, perché avere accesso al denaro fa la differenza fra lo scegliere liberamente di rimanere in coppia e il decidere di cercare la propria felicità altrove.

Ma attenzione, perché questo è solo l’aspetto più eclatante.

Cosa dire dell’umiliazione di non poter decidere quando andare dal parrucchiere, di dover giustificare anche i soldi spesi per il caffè con l’amica, il non poter decidere di acquistare un giochino per il proprio figlio o vedersi controllare gli scontrini della spesa?

Questa è una forma di controllo, un abuso inaccettabile per qualsiasi donna così come per chiunque.

Accettare questa subdola forma di abuso è il primo passo per cadere nella voragine della dipendenza assoluta.

E quando si dipende da qualcuno, il pericolo è dietro l’angolo.

Anche perché, parliamoci chiaro, a un uomo che pensa di poter gestire in questo modo il rapporto con la sua partner, che pensa di avere il diritto di limitare la sua libertà, cosa potrebbe impedire di alzare l’asticella e passare ad altre forme di violenza?

Nulla.

Cominciamo dal distinguere l’affettività dalla dipendenza, iniziamo a percepirci come individui degni di considerazione e rispetto, pretendiamo di poter scegliere.

Le leggi servono, ma per disinnescare la violenza contro le donne, dobbiamo ripartire da noi e lavorare sul nostro valore, la nostra autostima e sulla nostra educazione finanziaria, senza delegare a qualcun altro la gestione dei nostri soldi.