Il matrimonio di Filippa: una lezione sull’amore di sè e sulla pazienza
Non so voi, ma io ho una curiosità famelica e onnivora che a volte penso sconfini in un disturbo borderline, a metà tra il deficit di attenzione e l’accumulo compulsivo, che a seconda dei momenti, mi porta a raccogliere decine di immagini su Pinterest o Instagram, ad acquistare ebook a 99 centesimi su Amazon, a mettere da parte articoli su Twitter.
L’arrivo della funzione segnalibro, poi, non ha fatto altro che aumentare la bulimia, sulla funzione preferiti stendiamo un velo e come se non bastasse, tengo anche il cartaceo, nonostante la massiccia digitalizzazione delle mie aree di interesse e quindi via con settimanali, inserti, quotidiani etc, etc
E proprio da un settimanale di qualche mese fa, in cima a una modesta pila di giornali, datati anch’essi, nasce questa riflessione che potrebbe andare sotto il grande titolo: WHEN THERE’S A WILL, THERE’S A WAY, uno dei temi della collezione Boule de Sac.
La storia in copertina è quella del matrimonio di Filippa Lagerback.
Avete presente la showgirl di Che tempo che fa con Fabio Fazio? Ebbene Filippa, lo scorso giugno, è convolata a nozze con lo storico compagno, Daniele Bossari da cui ha avuto una figlia.
I due, insieme da 18 anni, sono sempre stati una coppia molto discreta, ma come è emerso nei mesi scorsi, hanno attraversato una profonda crisi raccontata da lei in alcune circostanze.
Quello che mi ha colpito di tutta questa storia è il pudore e appunto, la discrezione mostrata, in questo caso da lei e soprattutto la sua determinazione a cercare un delicato, a tratti impossibile, equilibrio tra la propria felicità e un rilancio della relazione, mentre il rapporto sembrava andare in frantumi.
Io ho avuto la percezione che Filippa avesse chiaro il suo perché: l’amore per sé stessa e per Daniele; e che la mancanza di attaccamento alla sofferenza (lei dice: “ero disposta a lasciarlo libero, anche di distruggersi”) abbia creato una congiuntura astrale, diciamo così, tale da far rinascere e dare nuova linfa e nuovo smalto al rapporto, in un inedito e non troppo scontato finale, coronato con il matrimonio.
La lezione di questa bella storia vale per tutti gli aspetti della vita, ma credo che in filigrana si possa scorgere un valore correlato nascosto, che ci aiuta quando intraprendiamo una relazione, un lavoro, un trasferimento, un’impresa:
la pazienza.
Avere chiaro il perché, un perché in linea con la nostra anima, con la nostra missione, ci rende pazienti quando le cose non sembrano andare nel modo giusto, quando bisogna fare degli aggiustamenti in corsa per farle funzionare.
Essere pazienti ci permette di avere la lucidità e la calma mentale di vedere la via di uscita, la soluzione che magari è proprio sotto i nostri occhi.
Determinazione, visione, cadute e rinascite, nuove partenze e pazienza, questo ci insegna la storia di Filippa, perché, come dicono quelli bravi: Roma non è stata costruita in un giorno.
E tu che rapporto hai con la pazienza?