Que serà serà: leggerezza nella tempesta
Chi di voi alle parole “que serà, serà” non continua canticchiando “whatever will be, will be“?
Nessuna, ammettetelo.
Quel motivetto, legato indissolubilmente all’attrice americana Doris Day, lo conoscono tutti, anche chi non ha mai visto il film di Hitchcock.
Il brano, infatti, fu scritto appositamente per il lungometraggio “L’uomo che sapeva troppo” e non come colonna sonora, ma proprio come elemento concreto intorno a cui far girare la storia.
Ma non vogliamo spoilerarvi nulla: se vi piacciono i thriller in po’ datati, è sicuramente un film da vedere.
Gli interpreti erano quelli delle grandi occasioni: nella parte del protagonista, James Stewart, uno degli attori preferiti dal grande regista, mentre nei panni della moglie troviamo Doris Day all’apice della sua carriera, quando era conosciuta in tutto il mondo come “la fidanzatina d’America”.
Oggi, guardare l’attrice cantare quella canzone, prima mentre mette a letto il figlio, poi nel tentativo di individuarne la prigione (è un piccolo spoiler, ma concedetecelo), fa pensare.
Le parole del motivetto parlano chiaro, “sarà quel che sarà”.
Un inno al fatalismo? Forse qualcosa di più.
Riflettendoci più attentamente, questa strofa fa piuttosto pensare ad una sorta di accettazione, di incitamento al lasciar andare, di elogio della leggerezza.
Noi lo abbiamo inteso così e abbiamo deciso di mettere queste parole su una delle patch da apporre sulla tua borsa Boule de Sac.
Un approccio che crediamo abbia fatto pienamente parte della vita della grande star statunitense, descritta da chi l’ha conosciuta come una donna allegra e divertente.
Eppure, nonostante questo carattere solare e l’innegabile successo cinematografico, Doris Day ha conosciuto molti dolori e sofferenze.
Si sposa per la prima volta a 18 anni con un musicista, Al Jorden, ma la relazione non dura.
Nonostante la nascita di un figlio, infatti, l’uomo la picchia regolarmente e Doris Day trova il coraggio di prendere il bambino con sé e lasciare il tetto coniugale.
Nel 1946 si innamora di un sassofonista, George Weidler, con cui sfidando la morale dell’epoca, va a convivere prima del matrimonio.
Anche questa unione finirà con un divorzio, in seguito ai continui tradimenti di lui.
Solo 5 anni più tardi, ecco le nuove nozze con Marty Melcher, con cui rimarrà fino alla morte di lui.
Tuttavia, anche questo non fu propriamente un matrimonio felice, visto che l’uomo dilapidò fino all’ultimo centesimo dei guadagni della moglie, cosa di cui l’attrice si accorse solo troppo tardi.
L’ultimo tentativo lo fa nel 1976, quando sposa Barry Comden, ma anche questa volta, 5 anni dopo firma il divorzio.
E che dire della morte del suo unico figlio, avvenuta nel 2004, a causa di un melanoma?
Insomma, una vita tutta in salita che, fortunatamente va di pari passo con grandi soddisfazioni professionali.
Gira decine di film, nei quali interpreta sempre il ruolo della donna virtuosa, un cliché al quale si affeziona a tal punto da rifiutare ruoli decisamente più sfaccettati e trasgressivi.
Come ad esempio quello di Mrs. Robinson nel film “Il laureato”: una figura di donna troppo scabrosa per la fidanzatina d’America.
Legata per sempre all’immagine di donna-bambina, l’attrice deve però ben presto abbandonare le scene.
Raggiunta una certa età, infatti, non le fu più possibile interpretare il ruolo della fidanzatina vergine e alla ricerca del principe azzurro, ma la star non ne fece un dramma.
Si ritirò a vita privata, impegnandosi in varie cause animaliste, dando persino vita alla Doris Day Animal Foundation.
Attrice, cantante, ballerina, conduttrice radiofonica, Doris Day fu un’artista di altri tempi.
Completa e versatile, conquistò l’America con la sua faccia pulita e il suo sorriso contagioso, ma non ebbe alcuna remora a ritirarsi dalle scene, appena capito che il suo tempo era finito.
Ha saputo calcare set e palcoscenici, sposarsi e divorziare, sopravvivere alla morte del figlio, prendere atto della fine della sua carriera sempre col sorriso sulla bocca, interpretando quel “que serà, serà” come un inno alla leggerezza, al saper lasciare andare le cose, nella consapevolezza che se le lasciamo andare, saremo disponibili per qualcos’altro.
E siccome questa filosofia ci piace molto, abbiamo deciso di inserire queste parole nella nostra nuova collezione di borse in pluriball riciclato nero.
Talvolta il meglio di noi lo diamo quando diventiamo duttili, quando ci muoviamo come l’acqua, che libera di fluire, riempie ogni spazio, si adatta alle circostanze e, il più delle volte, trova l’uscita.