Viva l’amore, purchè non sia malato

 

È iniziata la settimana di San Valentino, concediamoci un po’ di romanticismo, sono tempi duri, ne abbiamo bisogno.

Ma solo un poco, perché, lo diciamo da sempre, l’amore romantico può diventare una trappola mortale se cristallizza dei modelli di relazione con la donna subalterna a un uomo/principe salvatore.

Le donne non hanno bisogno di essere salvate, hanno bisogno di essere rispettate.

E come andiamo dicendo in questo mese dedicato per antonomasia all’amore, la strada è ancora lunga.

L’Italia non è un paese per donne, l’Italia non ama le donne.

La violenza domestica è una vera piaga e la pandemia ha aumentato drammaticamente il fenomeno.

E la violenza domestica quando diventa cronaca, è già troppo tardi.

Sono ancora tante, troppe le donne vittime di abusi in famiglia e i numeri sconfortanti.

Nel nostro paese, ogni due giorni e mezzo, una donna viene uccisa, il 14,3% delle donne ha subito violenze fisiche o sessuali all’interno della propria vita di coppia.

Per quanto riguarda la violenza psicologica intesa come comportamenti svilenti o controllanti, questa percentuale lievita fino al 43%.

Da brividi.

E questi sono i dati Istat, elaborati alla luce di denunce e procedimenti giudiziari.

E il sommerso?

Già, perché l’aspetto più inquietante della violenza domestica sono gli abusi che non vengono denunciati, che spesso vengono taciuti, persino e soprattutto a famigliari e amici, in nome di una relazione da proteggere a tutti i costi o per vergogna.

Ecco quindi che intervenire sul singolo fatto non può bastare.

È necessario lavorare sull’educazione dei maschi, sradicando la cultura del possesso della donna di stampo patriarcale e maschilista e aiutandoli a gestire rifiuto e frustrazione.

E alle ragazze bisogna insegnare a non cadere nel modello crocerossina, a riconoscere comportamenti irrispettosi e violenti nei loro confronti.

E poi se serve, incentivare i corsi di difesa personale per le donne.

Ma vediamo qualche situazione tipica di amore malato.

  • Relazione disfunzionale – quando la relazione è tossica, si deve avere il coraggio di mollare. Subito. L’amore è una faccenda maledettamente seria, ma se fa soffrire, che amore è? Eppure, se nel passato si sono vissute situazioni di violenza, magari in casa dei propri genitori, è possibile che si tenti di riproporle tali e quali. Un errore da evitare.
  • Sindrome della crocerossina – questo è un classico: pensare di poterlo cambiare. Un uomo violento non cambierà, se non a prezzo di un lungo e tormentato percorso terapeutico. Quindi inutile illudersi: dopo il primo schiaffo, arriverà sempre il secondo. L’escalation è assicurata.
  • Restare per i figli – la maggior parte delle donne che subiscono violenza dal loro partner non denunciano e non abbandonano la relazione, nell’illusione di poter in questo modo assicurare una famiglia unita ai figli. Ma che famiglia gli si garantisce? Mai dimenticarsi di come funzionano le relazioni disfunzionali: chi ha vissuto una certa situazione emotivamente pesante, rischierà, suo malgrado, di riproporla in età adulta. E questo che si vuole per i propri figli?

Questi ovviamente sono solo tre esempi, ma dovrebbero servire come base per cominciare a riflettere sui modi per prevenire la violenza domestica.

Cosa vi viene in mente?

Che non sta a noi cambiare un uomo violento, ma sta a noi proteggere noi stesse.

Cambiare i modelli femminili, insegnare alle nostre figlie a volersi bene, educare all’autonomia e all’indipendenza sono solo alcuni dei passi da fare, nell’ottica di  che possa aiutarci a mettere in sicurezza le nostre vite.

E non lo diciamo noi, ma lo sostiene la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza domestica, che indica come soluzione privilegiata quella delle 3P: prevenire, proteggere le vittime, perseguire i colpevoli.

Proteggere e perseguire non spetta a noi, ma prevenire sì.

Di certo non possiamo intervenire direttamente sugli stereotipi di genere, non possiamo generare dal nulla un nuovo paradigma in grado di orientare le coscienze, men che mai quelle maschili, ma possiamo evitare, ed insegnare a farlo, tutte quelle situazioni di pericolo che, se rimaniamo lucide, conosciamo benissimo.

Perché la violenza domestica, il più delle volte, non arriva inaspettata, ma cresce piano piano con parole e comportamenti sempre più offensivi e aggressivi, purtroppo a lungo sottovalutati, quando non addirittura giustificati.

Imparare a decifrarne i segnali e ad anticiparne le mosse farà tutta la differenza del mondo.

Qui sotto una personalizzazione di una nostra cliente, in linea con le nostre riflessioni.