Yoga oggi: tra tradizione e modernità
Sulle origini dello yoga non si ha alcuna certezza, se non quella che questa disciplina era in realtà qualcosa di molto diverso da ciò che, ogni giorno, migliaia di occidentali praticano in palestra e a casa propria.
Anzi, le tradizionali asana che tutti conosciamo, pare che facciano la loro comparsa solo nel 1500, ben dopo quindi la nascita dello yoga, datata intorno al III secolo a. C.
Parliamoci chiaro: lo yoga non è le sue posizioni, non è una pratica per migliorare la propria forma fisica, né per sembrare più spirituali e intellettualmente aperti e vivaci.
Per esattezza, i Sutra asseriscono che gli asana sono solo uno degli otto step attraverso i quali si snoda il percorso yogico.
Eppure, per noi occidentali, fare Yoga significa contorcersi in posizioni impossibili ed esibire un corpo flessuoso, dalle movenze eleganti.
Ma come è potuto succedere questo misunderstanding?
Quando gli occidentali arrivarono in India e si trovarono al cospetto dei primi yogi, li presero per fachiri, per fenomeni da circo.
Noi occidentali siamo fatti così: quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non conosciamo, cerchiamo immediatamente di riportarla a una cosa più famigliare, ce ne appropriamo e la snaturiamo.
Esattamente ciò che abbiamo fatto con lo yoga, che negli anni ’60, durante l’era del Flower Power, divenne una disciplina popolarissima, in grado di restituire una sorta di spiritualità a una generazione in fuga da capitalismo e materialismo.
Ma cosa ne abbiamo fatto di questa rinnovata adesione a principi universalistici e spirituali?
Poco e niente.
In seguito, infatti, lo yoga sarebbe diventato una pratica diffusissima, centrata sull’esercizio fisico, perdendo gran parte del suo scopo iniziale, ovvero la riscoperta di noi stessi come unità formata da corpo e mente e la nostra connessione profonda con una coscienza universale.
Fine.
O forse no?
Siamo sinceri: importare prodotti culturali da altri paesi non è mai facile e difficilmente si riesce a mantenerne intatta la natura originaria.
Ora, è tutto molto bello, ma chi mai potrebbe, ogni mattina, recarsi all’aperto, in mezzo alla natura, per fare il saluto al sole?
O chi mai potrebbe seguire lo stile di vita degli yogi o mangiare rigorosamente naturale?
Riuscite ad immaginarvi alla mensa dell’ufficio, mentre ordinate un pasto con l’aggiunta di curcuma e di ghee?
Ora questi sono dei paradossi, ma servono solo a chiarire che è normale che lo yoga che conosciamo oggi sia profondamente diverso da quello nato in India.
Non c’è nulla di male e nessuno potrebbe avere qualcosa da ridire su questo fatto.
Ciò che invece va meno bene è lo snaturare del tutto una pratica che deriva da un’antica saggezza.
Quindi, no alle comunità chiuse, che si credono depositarie del sacro verbo e vogliono imporre il loro modo di praticare, come se fossero depositarie del sacro verbo.
Diffidare degli insegnanti di yoga che si comportano come delle star.
Alla larga da quei praticanti, il cui unico scopo è mostrare la loro forma fisica e la scioltezza con cui praticano gli asana più difficili, dimenticando che lo yoga non ha nulla a che fare con la performance.
Lo yoga è un percorso, una ricerca, una sfida con se stessi, attraverso la quale rintracciare la propria vera natura e darle la possibilità di esprimersi nel qui ed ora.
Va benissimo che sia stato riveduto e corretto per adattarsi a una modernità ben lontana dalla cultura originaria in cui è nato, ma possiamo tornare a fare yoga, a respirare, a meditare, ad elevarci come esseri umani?
Abbiamo un’opportunità, perché sprecarla?
Nessuno di noi diventerà mai uno yogi, certo, anche perché come diceva Jung:
“L’indiano non può dimenticare né il corpo, né lo spirito;
l’europeo dimentica sempre l’uno o l’altro”.
Cioè, siamo penalizzati fin dall’inizio, la nostra cultura ha grosse difficoltà a capire fino in fondo la vera essenza dello yoga.
Ma…c’è un ma…
Possiamo trarne qualche insegnamento, possiamo migliorare la nostra vita, possiamo imparare a riprendere il controllo sulle nostre emozioni e, perché no, modellare il nostro corpo.
Che alla fine siamo occidentali e per noi l’aspetto fisico è importante!
Ecco perché nella nostra collezione Boule di Sac abbiamo voluto inserire la frase “Yoga is your superpower”.
Perché abbiamo tanto da imparare da quest’antica disciplina.
Perché abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi.
Perché non siamo yogi, ma sappiamo riconoscere qualcosa di valore quando lo vediamo.