Halima Aden e l’hijab in passerella
La storia ad alto tasso di ispirazione di oggi racchiude in sé tutto il girlpower che possiamo immaginare e ci racconta di una donna partita da lontano che è stata capace di sovvertire i canoni della moda.
Un mondo dove cambiare le regole e gli stereotipi è molto, molto difficile.
Ventidue anni fa nel campo rifugiati di Kakuma situato nel nord-ovest del Kenya, nasceva Halima Aden, una bambina sfuggita insieme alla mamma dalla guerra civile in atto in quel periodo in Somalia.
La loro casa era costruita con il fango e con materiali di fortuna.
“In quel periodo era molto semplice ammalarsi di malaria
e non avevo idea di quando sarebbe arrivato il prossimo pasto”.
È grazie all’UNICEF che Halima e la mamma riescono a fuggire dalla Somalia, trovando asilo in una famiglia del Missouri, negli Stati Uniti.
È proprio il paese delle grandi opportunità che le permette di sviluppare il suo talento. Una carriera che a soli 19 anni la vede partecipare al concorso di bellezza Miss Usa 2016. Una partecipazione che attira l’attenzione dell’editrice ed ex direttrice di Vogue Paris, Carine Roitfeld.
In poco tempo Halima inizia un percorso che la porterà a sfilare per grandi griffe come Alberta Ferretti e Max Mara, fino a posare per l’edizione di Swimsuit di Sport Illustrated.
Una carriera condotta senza rinnegare le proprie origini musulmane e la propria identità, esibita con orgoglio e rappresentata da un hijab e un burkini: due accessori di solito ignorati dalle passerelle dei grandi nomi della moda internazionale. È in questo momento che la diversità diventa mainstream.
“Essere la prima donna a indossare un hijab e un burkini
mi ha dato la sicurezza che posso sfilare, senza omologarmi e rimanendo me stessa”
Non è da tutti, nascere in un campo profughi, riuscire ad arrivare ai vertici della moda, fino a posare per la copertina di British Vogue.
Il mondo offre un’opportunità a tutti di crescere, prosperare e arrivare al successo tanto più quando c’è un forte perchè. Come diremmo noi di Boule de Sac: “When there’s a will, there’s a way”.
Con oltre 1 milione di follower su Instagram, Halima è un case-history e punto di riferimento per il mondo della moda, è grazie a lei che oggi milioni di donne islamiche e non solo, hanno una speranza di emancipazione.
Un nuovo stimolo che ha portato una maggiore apertura mentale nei grandi brand e una ulteriore spinta a realizzare accessori e cosmetici per la valorizzazione della bellezza di tutte le donne, indipendentemente dalle origini, dal colore della pelle o dall’etnia.
Sono questi i giorni del #BlackLivesMatter, un auspicio e un valore che diventa universale per ribadire i diritti anche delle donne e delle minoranze. La storia di Halima, come quella di Michelle Obama e delle altre raccontate su queste pagine, diventa ancora una volta emblematica per ragionare di integrazione, pari diritti e opportunità, di empowerment e caparbietà.