Progresso, non perfezionismo. Sì, Marie, ancora tu.
Continua il nostro viaggio settembrino tra i danni del perfezionismo e l’importanza di sbagliare.
E se poi lo sbaglio diventa un fallimento, c’è una soluzione anche a quello, così come promette Marie Forleo nel suo ultimo libro. Di lei e della sua storia di successo ci siamo già occupati poco tempo fa nel nostro Blog de Boule, se non sai chi è leggi qui.
Ecco alcuni spunti del Forleo-pensiero scelti e rielaborati secondo la nostra sensibilità.
- Noi non siamo i nostri errori e i nostri fallimenti.
Quando sbagliamo in qualcosa di molto importante per noi, ci identifichiamo con l’errore, se poi dovesse verificarsi un fallimento inteso come bancarotta o rinuncia al proprio sogno/progetto/relazione etc… Apriti cielo! Ma gli errori, i fallimenti sono eventi, non definiscono quello siamo, non sono sentenze di morte o etichette che ci marchieranno a fuoco per tutta la vita.
“La perfezione è irraggiungibile, è un mito, una trappola,
una ruota per criceti su cui è possibile correre fino alla morte”.
- Il perfezionismo può diventare una trappola mortale.
La personalità perfezionista, dicono gli esperti, è più soggetta a sviluppare stati di ansia, depressione, disturbi mentali e propensione al suicidio. Non è forse una buona ragione per darsi una grossa calmata e ridimensionare l’ansia da prestazione? Ogni professionista ha iniziato come dilettante, ricordiamocelo, detto ciò, meglio non confrontarsi con nessuno.
- Progresso, no perfezione.
Il percorso verso il risultato non è mai una linea retta ma un caos organizzato, pieno di stop and go, di scarti laterali, di spirali, di scatti in avanti e retrocessioni. Non ci sono formule magiche, ci sono solo buone abitudini, disciplina, perseveranza, dedizione e progressi anche impercettibili, messi in fila con pazienza. Giorno dopo giorno, perché il cambiamento è praticamente invisibile mentre accade.
“Tutto ciò che vale la pena realizzare richiede tempo.
Più tempo di quanto la nostra mente precipitosa ritenga giusto.”
Marie Forleo
- Pazienza e visione di insieme.
È importante conservare uno sguardo di insieme sul proprio percorso, allora potremmo interpretare diversamente quelli che avevamo giudicato come errori o fallimenti o disastri di varia natura. Alla fine potrebbero risultare una deviazione di percorso provvidenziale verso una strada più giusta per noi.
- Fai qualcosa di nuovo e importante e il disagio è assicurato.
Quando si esce dalla zona di comfort, dice Marie, ci attende l’insicurezza. Arrivano domande sui massimi sistemi e dilemmi su ciò che stiamo facendo. Arriva la vocina molesta che mette in dubbio tutto. È un buon segno, un segno di progresso e la vocina, di cui abbiamo parlato anche la scorsa settimana, viene messa in scacco da tre parole che l’autrice consiglia: per il momento.
Esempio: “Non sono brava/capace etc…per il momento.”
- La perfezione è stagnazione, il progresso ci fa diventare più produttivi.
- No drama.
I perfezionisti amano il dramma, dice la life-coach, l’unica ossessione deve diventare la decisione di migliorare.
“Evadere dalla città di Pantania. Fare qualcosa è il segreto di fare qualcosa.”
Marie Forleo