The future is unwritten

The future is unwritten: la nostra borsa suona il punk

 

the future is unwritten

THE FUTURE IS UNWRITTEN.

 

Sono le parole potenti, visionarie e piene di speranza che abbiamo scelto come tema forte per le nuove borse in pluriball nero riciclato appena uscite.

 

Delle novità in casa Boule de Sac, insieme al bilancio delle cose fatte in questo 2021 che volge al termine, ne abbiamo ampiamente parlato, per un recap ti rimando agli ultimi articoli del blog, scritti e sotto forma di video-intervista.

 

Ma ora siamo entrati nel vivo del debutto dell’ultima creatura Boule de Sac, un nostro classico che dopo tre anni cambia parole, per ispirare le tue giornate e il tuo umore e aggiunge anche due grafiche che sicuramente ti sorprenderanno.

 

Le patch con le frasi e grafiche sono sempre rimovibili quindi le puoi cambiare ogni volta che lo desideri.

 

Le nostre proposte sono sei come puoi vedere nello shop, mentre quella inclusa con l’acquisto della borsa è sempre e solo una, quella di cui andiamo a parlare oggi nel nostro Blog de Boule.

 

E dunque, THE FUTURE IS UNWRITTEN.

 

Spoiler: non ci siamo inventati nulla.

 

Abbiamo solo voluto restituire la potenza di questa frase, che altro non è che il titolo di un documentario del 2007, dedicato a Joe Strummer, leader dei Clash, storico gruppo londinese, che con la sua musica, i suoi testi e il suo impegno politico ha cambiato la storia del rock.

 

E, ci piace pensare, anche la vita delle persone che hanno voluto, potuto e saputo apprezzare la sua energia e la sua coerenza.

 

Spesso ricordati come punk band, al pari dei ben più sporchi e cattivi Sex Pistols, in realtà i Clash sono stati qualcosa di più.

 

Lo stesso Joe Strummer rivendicava per sé e i suoi compagni qualcosa di diverso:

 

“I Clash sono stati un gruppo di fusione, non una band di genere. Abbiamo mischiato reggae, soul e rock and roll, tutte le musiche primitive, in qualcosa di più della somma dei singoli elementi. Soprattutto in qualcosa di più del semplice punk di tre accordi“.

 

Come dargli torto? Nella loro musica e nei loro testi non c’era solo lo spirito ribelle degli anni 70 e 80, ma anche un talento indiscutibile, nonché un sincero impegno politico.

 

Che, inoltre, non era solo di facciata: i membri dei Clash partecipavano attivamente ai cortei contro la Thatcher, contro la guerra in Iraq.

 

Si muovevano in un contesto fatto di occupazioni e centri sociali, in una Londra che piano piano procedeva a passi spediti verso la globalizzazione, cancellando conquiste sociali e sindacati.

 

Nel documentario di Julien Temple tutto ciò emerge prepotentemente, soprattutto tramite le testimonianze delle grandi star che hanno avuto il privilegio di condividere con Strummer piccoli scampi di esistenza, esperienze, show e quant’altro.

 

Steve Buscemi, John Cusack, Johnny Depp, Martin Scorsese, Bono, Anthony Kiedis e Flea dei Red Hot Chili Pepper, sono solo alcuni degli attori e musicisti che raccontano la grandezza di questo cantante, che a buon diritto può essere considerato colui che ha portato la militanza politica nel rock.

 

Si può essere o non essere d’accordo con le sue posizioni, ma non si può ignorare l’energia, la passione e l’adesione alle cause che sosteneva.

 

Gli  album Give ‘Em Enough Rope, London Calling, Sandinista e Combat Rock sono solo alcuni dei dischi che hanno fatto la storia del gruppo, configurandosi come un cuneo potente, scagliato a scardinare le certezze borghesi dell’Inghilterra monarchica e thatcheriana.

 

Joe Strummer credeva davvero a ciò che cantava.

 

Nel documentario, c’è un amico del cantante che racconta di come Joe Strummer scoppiò a piangere di rabbia, quando seppe che alcuni soldati americani scrissero Rock The Casbah su una bomba, prima di sganciarla sull’Iraq.

 

Come non capirlo: quella frase era il titolo di un suo pezzo, presumibilmente scritto per contestare la scelta di Khomeini di vietare la musica in Iran, e Strummer di sicuro non appoggiava quella guerra.

 

Un personaggio tutto d’un pezzo, Joe Strummer, di cui il prossimo anno si celebreranno i 70 anni dalla sua nascita e i 20 anni dalla sua morte.

 

Una morte che colpì di sorpresa tutti, visto che l’artista se ne andò a soli 50 anni per un infarto il 22 dicembre 2002.

 

Un artista che ha saputo costruirsi il suo futuro, passo dopo passo, nota dopo nota, concerto dopo concerto.

 

Verso la fine del documentario, il cantante dice:

 

“La gente può avere tutto, può raggiungere qualsiasi cosa, se solo lo vuole.”

 

The future is unwritten, insomma.

 

Sta a noi scriverlo, giorno dopo giorno, lasciando andare strategie obsolete, persone negative, esperienza traumatiche ed aprendoci al futuro.

 

Che è nostro e solo nostro. E che volendo, potrà essere esattamente come lo desideriamo.

 

Come dite? Che le difficoltà della vita ve lo fanno spesso dimenticare? Avete ragione, capita anche a noi.

 

Ecco perché Boule de Sac ha voluto lanciare questa nuova borsa per la collezione autunno inverno 2021-2022: perché meritiamo di ricordacelo ogni giorno.

 

Regalati questo piccolo promemoria, da sfoggiare nelle più svariate occasioni.

 

The future is unwritten.

 

Ed è tutto nostro.